I pensionati italiani sono tra i più tassati in Europa: 30 per cento in più degli altri Paesi. Su un assegno da 1.500 euro da noi si pagano 600 euro di tasse, in Germania 60. Nella generalità dei Paesi europei i redditi da pensione vengono colpiti con aliquote progressive e viene riconosciuta una detrazione d’imposta in cifra fissa o variabile.
Ipensionati italiani sono tra i più tassati in Europa: 30 per cento in più degli altri Paesi. Su un assegno da 1.500 euro da noi si pagano 600 euro di tasse, in Germania 60. Nella generalità dei Paesi europei i redditi da pensione vengono colpiti con aliquote progressive e viene riconosciuta una detrazione d’imposta in cifra fissa o variabile. Nel complesso i redditi da lavoro dipendente, pensione e lavoro autonomo rappresentano l’87,95% dei redditi Irpef. L’Irpef continua a gravare principalmente sui redditi da lavoro dipendente e da pensione: in 15 anni il contributo di tali redditi sul totale è cresciuto di oltre 4 punti percentuali passando dal 79,66 del 2003 all’83,75% del 2018, mentre per contro è calato l’apporto dei redditi da patrimonio (immobiliare e mobiliare) e d’impresa.
L’ultimo rapporto dell’associazione Lef, Legalità ed equità, mette a confronto anche l’andamento dell’imposta versata in rapporto al reddito per i diversi soggetti. Dall’analisi emerge che per i redditi da lavoro e pensione l’imposta registra un incremento percentuale maggiore della crescita del reddito.
In particolare, l’imposta pagata dai redditi da pensione tra il 2003 e il 2018 cresce del 72,94% a fronte di una crescita del reddito del 45,55%, quella pagata dai redditi da lavoro dipendente cresce del 39,32% a fronte di una crescita del reddito del 35,16%. Una crescita, quella relativa all’imposta pagata dal reddito da pensione dovuta in parte alla fuoriuscita di un gran numero di soggetti dalle soglie di esenzione grazie anche alla perequazione automatica a favore degli importi più bassi e in parte al posizionamento dei pensionati in prossimità degli estremi superiori dei primi scaglioni di imposta con conseguente assoggettamento della rivalutazione ad una aliquota marginale maggiore. Inoltre, e questo vale anche per l’imposta pagata dai redditi da lavoro dipendente, sul maggior aumento dell’imposta ha influito la mancata restituzione del fiscal drag.
“Ben più della metà delle entrate tributarie non sono progressive – commenta Raffaele Atti, segretario nazionale dello Spi, il sindacato dei pensionati della Cgil – per l’Iva la differenziazione delle aliquote riguarda i beni consumati e non il reddito con il quale li si acquista (in generale l’Iva applicata sui beni di largo consumo è più bassa di quella applicata ai beni di lusso). Per quanto riguarda l’Irpef, un’imposta che grava prevalentemente su lavoratori dipendenti e pensionati, la progressività è assicurata da aliquote crescenti applicate a scaglioni di reddito e da un sistema di detrazioni, che riducono il valore lordo dell’imposta, e di deduzioni, che invece riducono il reddito imponibile”.
Iniquità si riscontrano anche nel sistema delle detrazioni. “Le detrazioni applicate ai redditi da pensione sono diverse e più basse di quelle applicate ai redditi da lavoro dipendente – spiega ancora Raffaele Atti – nel nostro caso la detrazione applicata al reddito da pensione è di 1.135 euro, mentre quella applicata al reddito da lavoro dipendente è 1.339 euro. Il risultato finale è una differenza di valore netto annuo di 204 euro (pensione 16.335 euro; lavoro dipendente 16.539 euro). A questa differenza se ne è aggiunta una seconda. Nel 2014, soltanto per i redditi da lavoro dipendente, è stato introdotto un bonus fiscale di 960 euro l’anno, maggiorato dal 1° luglio 2010 fino a 1.200. Tornando al nostro caso il reddito netto da pensione rimane fermo a 16.335 euro mentre quello da lavoro dipendente diventa di 17.739 euro (16.539+1.200) con un vantaggio annuo rispetto alla pensione di 1.384 euro”.
Ci vuole insomma una rivisitazione generale. “Qualora tutti i redditi da pensione fossero tassati come redditi da lavoro i pensionati – conclude Atti – pagherebbero circa tredici miliardi di euro in meno, come dimostra la tabella pubblicata nella pagina a fianco. Tenendo conto delle aliquote effettivamente applicate, il maggior carico fiscale riguarda circa otto milioni di pensionati con un importo medio di pensione che va fino a sei volte il trattamento minimo. Il 99,8 per cento dell’intero maggiore prelievo grava su questa fascia di reddito da pensione”.