PESCARA. Le premesse ci sono tutte, purtroppo. Nel momento in cui i licenziamenti saranno sbloccati, potrebbe verificarsi «un disastro, a livello economico e occupazionale». Il timore c’è, è forte, e si aggiunge alla consapevolezza che nel 2020 sono stati persi, in tutto il paese, 444mila posti di lavoro e che in questo anno contrassegnato dalla pandemia «c’è stato un impoverimento del sistema produttivo per cui chi riaprirà si troverà in difficoltà, taglierà i posti». Ecco perché associazioni sindacali (Cgil, Cisl e Uil) e datoriali intendono chiedere al prefetto, Giancarlo Di Vincenzo, di creare un «tavolo istituzionale, che metta insieme non solo chi rappresenta lavoratori e imprese ma anche tutte quelle realtà che erogano prestazioni in modo da fare emergere criticità e soluzioni», e quindi Inps, Inail, Agenzia delle Entrate, Camera di Commercio, Ispettorato del lavoro. Questi sono i giorni della condivisione della proposta che poi andrà formulata, con un documento, al rappresentante del governo, ma Luca Ondifero, promotore dell’operazione, anticipa le finalità dell’iniziativa. «L’idea», dice, «è di creare un tavolo istituzionale che dovrebbe diventare un momento di confronto e di sintesi sulle criticità esistenti su questo territorio, per far venire fuori delle proposte. Bisogna mettere in campo degli interventi straordinari», fa notare il rappresentante della Cgil parlando della delicatezza del momento e della necessità di avere un ruolo attivo, di non restare a guardare, di non lasciare «la crisi nelle mani delle singole imprese» che possono ricorrere a due soluzioni, «cassa integrazione o licenziamenti».
La priorità, e questo Ondifero lo dice con forza, come premessa indispensabile per qualsiasi strategia, è rappresentata dal «piano vaccinale. Perché solo con la vaccinazione si creano le condizioni per riattivare il paese nella sua complessità, visto che le misure di prevenzione non hanno l’efficacia desiderata e l’Abruzzo, con Pescara, ne è la prova».
Il tavolo, nelle intenzioni dei proponenti, dovrebbe «monitorare la situazione e poi valutare interventi da proporre agli enti locali e regionali a sostegno delle imprese e dei lavoratori». La regia andrebbe affidata alla prefettura, che nelle scorse settimane è stata già interpellata per favorire il dialogo tra le imprese aderenti a Confcommercio e Confesercenti e il mondo bancario. «D’altronde», dice Ondifero, «è la massima autorità» interpellabile per «governare un processo economico di questa portata».
Ma non si pensa solo a «un tavolo di regia» perché ci sono alcune questioni urgenti da affrontare e risolvere. Una di queste è il dialogo difficile con una serie enti, a partire da Inps e Agenzia delle Entrate, con i quali ci deve essere «una corrispondenza veloce», ad esempio per l’erogazione dei ristori. «Serve uno sportello diretto con l’Inps, per velocizzare i tempi, non è ammissibile che si debba aspettare un mese per la risposta a una mail. E magari si deve anche rivedere l’organizzazione interna, potenziando l’organico di certi uffici, in questa fase. Serve che lavoratori, imprese, consulenti del lavoro dialoghino direttamente con questi interlocutori, che siano l’Inps o l’Agenzia delle entrate, e il tavolo può servire a favorire questo passo in avanti», creando le basi per superare lentezze e ritardi inaccettabili. Ondifero spera che si raggiunga anche un altro obiettivo, che riguarda più da vicino le donne, le mamme, quelle che «devono scegliere tra lavoro e famiglia per assistere i figli ma non hanno diritto ai congedi perché non ci sono i fondi, non sono stati ancora stanziati per via dei rallentamenti provocati dalla crisi di governo».
Una riflessione è per le imprese e il Recovery fund. «Una parte di quei fondi», dice, «sono destinati alle nuove forme di lavoro, visto che è in corso una trasformazione. Le imprese devono puntare sull’innovazione, riconvertendo gli esuberi su nuove forme di attività. Ma questo vuol dire investire in una serie di settori», quelli del futuro. «Le imprese non devono chiudersi in se stesse ragionando su modelli del passato ma puntare alla formazione per riorganizzarsi seguendo nuovi modelli di sviluppo. Nessuno deve approfittarsi della crisi per liberarsi dei lavoratori», conclude Ondifero.
di Flavia Buccilii